Ho scoperto da pochi giorni una comunista che scrive e descrive bene cosa succede qua e là.
La mancanza di tempo, rapportata alla voglia di condividere alcuni miei pensieri mi porterà a rubacchiare quelli di altri, indicandone la fonte, lì dove li riterrò condivisibili.
Se qualche diretto interessato dovesse non condividere, rimuoverò il post. 
Questo è il primo:
C’è un ventenne che si è candidato a sindaco di un piccolo centro  pugliese, con la lista “fascismo e libertà”. Il simbolo su cui apporre  la propria preferenza (in caso si sia portatori di deficit mentale) è un  fascio littorio, presente anche sui manifesti affissi per propaganda  elettorale, e che nonostante siano intervenuti gli organi competenti,  stanno ancora là sui muri a fare bella mostra del ridicolo ossimoro.
Certo, noi che abbiamo ancora il ben dell’intelletto, sappiamo bene  che l’apologia di fascismo è un reato, e che è proibito dalla  Costituzione … etc, etc; ma sappiamo anche quanto poco valore possa  avere la legge in un paese come il nostro, dove “scripta manent ma  scolorina docet”.
Viene facile concludere la questione affibbiando al ventenne la  meritata qualifica del testa di cazzo, ma purtroppo temo sia peggio di  così. Vent’anni sono una vita, sono troppi per essere cancellati con un  colpo di cimosa. Vent’anni di berlusconismo hanno seminato abbastanza  vento, perché oggi si inizi a raccogliere la tempesta.
La responsabilità del singolo inizia ad affiorare dalla melma, a  galleggiare. I mefitici effluvi della storia recente intasano le nostre  narici, e per quanto ci si sia anestetizzati, abituati alla puzza,  dovremmo avere il coraggio, almeno, di assumerci la responsabilità – chi  la ha – di aver per troppo tempo guardato altrove, mentre scientemente  la nostra cultura, più che il nostro stato, veniva demolita.
Un ventenne ha studiato la storia sotto egida morattiana, la moglie  del pallone, la moglie e la cognata degli assassini della Saras, la  mamma di Batman, la sindaco di Milano che non andava al Comune ma  presenziava quando doveva, per gli affari suoi o dei suoi sodali. La  bestia che fu  il ministro alla pubblica istruzione, che iniziò a dare  la stura alla rivisitazione della storia in senso surrealistico, che  avvallò la riscrittura di un testo di storia della scuola media, in cui  si narrava che “i fascisti erano delle brave persone, perché essendo già  ricchi non avevano bisogno di rubare.”
Giuseppe Lassandro (questo il nome del ventenne deficiente) è una  testa di cazzo, ma una testa di cazzo a sua insaputa. Uno dei frutti che  stiamo raccogliendo, una vittima probabilmente inconsapevole della  demolizione del sistema scolastico italiano.
Noi, che veniamo da un’altra generazione, quella che la storia l’ha  vissuta sulla pelle dei propri nonni o dei propri genitori, avevamo  l’obbligo e il dovere morale di vigilare, affinché questo non accadesse.  Molti di noi per questo si sono spesi – lo rivendico – ma evidentemente  non siamo stati abbastanza. Ora possiamo perseverare o stare a  guardare, in attesa di altre mietiture delle ventennali semine ormai  sbocciate. In effetti, a guardar bene, stiamo già in attesa, assistendo  pressoché muti o attoniti agli accadimenti degli ultimi giorni, in cui  si palesano corruzione e ruberie, mafiosità e illegalità, la  cancellazione dei diritti e di fatto della democrazia.
Scelgo di perseverare, con la speranza di essere utile in qualche  modo al recupero delle facoltà cognitive di un povero demente,  rincoglionito anzitempo dal regime berlusconista e barbaro dell’ultimo  ventennio: fascismo e libertà è la sintesi dell’idiozia. Preferisco  ricordarmi il fascismo così come si concluse, con la feccia appesa a  testa in giù a Piazzale Loreto. È quello l’emblema della libertà che  avremmo potuto vivere dopo il fascismo.
Il prossimo frutto, magari, lo coglieremo quando ci sentiremo dire  che i comunisti non possono essere vegetariano, perché mangiano i  bambini … e noi rideremo, perché piangere è fatica.
Rita Pani (APOLIDE) 
Rita Pani la trovate qui: http://guevina.blog.espresso.repubblica.it
13 aprile 2012
Apprezzo, copio e incollo
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